La pausa caffè è un diritto

La pausa caffè è un diritto. Il lavoro può essere, infatti, molto stressante e per tornare ad essere produttivi è necessario un breve intervallo di tempo in cui interrompere l’attività lavorativa, per ristorarsi dalle fatiche spese.

Studi scientifici dimostrano che fare piccole pause, dai 5 a 15 minuti, ogni 45 minuti di lavoro comporta notevoli vantaggi in merito alla produttività. Queste pause, infatti, consentono al lavoratore di ristorarsi, per poi riprendere l’attività lavorativa con maggiore carica e concentrazione.

Il capitalismo, però, non sempre concorda con questa “filosofia”, pretendendo ritmi di lavoro sempre più faticosi ed incessanti, in ragione della stella cometa della produttività e del profitto. In tale ottica la pausa caffè è vista come una mera perdita di tempo e di guadagni, da alcuni datori di lavoro.

Si tratta, tuttavia, di imposizioni controproducenti e, a tratti, anche illegali. Infatti la pausa caffè non è una concessione del datore di lavoro, ma un vero e proprio diritto del lavoratore.

La pausa caffè: cosa prevede la legge

I lavori hanno diritto ad una pausa lavorativa, Lo prevede la legge. Non è un diritto scontato e molti, infatti, non ne sono neanche a conoscenza. E’ stato sancito ufficialmente dalla legge nel 2003.

Il legislatore italiano, infatti, adeguandosi alla normativa europea, ha introdotto nel nostro ordinamento alcune disposizioni in tema di organizzazione dell’orario di lavoro. Tra queste è da annoverarsi, sicuramente, la normativa sulle pause lavorative.

In particolare, l’art. 8 del D.lgs. 66/2003, prevede il diritto del lavoratore di beneficiare di un intervallo per pausa, qualora l’orario di lavoro giornaliero ecceda il limite di sei ore.

Sia chiaro, il lavoratore non è obbligato a bere il caffè per fruire della pausa. L’intervallo gli è riconosciuto dalla legge, ai fini del recupero delle energie psico-fisiche e della eventuale consumazione del pasto, anche al fine di attenuare il lavoro monotono e ripetitivo.

Quando ci si può fermare per una pausa caffè?

Le modalità e la durata della pausa, in linea generale, devono essere determinate nei i contratti collettivi di lavoro.

In difetto di una disciplina collettiva che preveda un intervallo a qualsiasi titolo, il lavoratore ha sempre diritto ad una pausa. Questa può essere effettuata anche sul posto di lavoro, tra l’inizio e la fine di ogni periodo giornaliero di lavoro.

La pausa deve avere una durata minima non inferiore a 10 minuti. La collocazione temporale della pausa, per il recupero delle energie, dovrà tener conto delle esigenze tecniche del processo lavorativo.

In sostanza la legge opera un bilanciamento: bisognerà tener conto sia delle esigenze del lavoratore per il recupero di energie, che delle esigenze tecniche del processo lavorativo che non devono essere eccessivamente compromesse.

Questa appena citata è una regola di carattere generale, valida per tutti. Vi sono, tuttavia, dei casi particolari che la legge prende in considerazione, in ragione del lavoro svolto e dello stress psico-fisico che ne deriva, ove impone pause più consistenti.

Pausa caffè: videoterminalisti

Una disciplina specifica è dettata per i videoterminalisti. Per costoro la pausa caffè potremmo definirla, più che un diritto, un obbligo!

Sul tema, il legislatore italiano, con molto ritardo, nel 2008 si è adeguato alla normativa europea risalente agli anni ’90. Attualmente la disciplina è contenuta nel Testo Unico per la sicurezza sul lavoro (D.lgs. 81/2008).

In particolare la legge prevede alcune disposizioni a tutela del lavoratore che utilizza un’attrezzatura munita di videoterminali, in modo sistematico o abituale, per venti ore settimanali. Per videoterminali si intende non soltanto il pc ma qualunque tipo di schermo.

Per i videoterminalisti la legge prevede il diritto a più pause, rispetto a quella generale di 15 minuti calcolata su un turno di 6 ore lavorative.

In particolare il lavoratore ha diritto ad più interruzioni della sua attività mediante pause ovvero cambiamento di attività.

Se è vero che le modalità di tali interruzioni sono stabilite dalla contrattazione collettiva anche aziendale, la legge prevede una base di tutela che supplisce l’eventuale dei contratti collettivi.

In assenza di una disposizione contrattuale riguardante l’interruzione, il lavoratore ha diritto ad una pausa di 15 minuti ogni due ore di applicazione continuativa al videoterminale. Dunque il videoteminalista ha diritto a più pause, per salvaguardare la sua salute visiva e posturale.

In caso di esigenze specifiche, le modalità e la durata delle interruzioni possono essere stabilite temporaneamente a livello individuale, ove il medico competente ne evidenzi la necessità.

E’ comunque esclusa la cumulabilità delle interruzioni all’inizio ed al termine dell’orario di lavoro. La legge non permette di eludere le pause, fissandole all’inizio o alla fine dell’orario lavorativo.

Pausa caffè: gli autotrasportatori

Anche gli autotrasportatori hanno diritto ad una pausa caffè?

Per dare una risposta alla domanda, questa volta, dobbiamo prendere come riferimento il Codice della Strada. Sono forse i lavoratori con la pausa caffè più lunga in assoluto.

La legge è molto severa nel disciplinare le pause degli autotrasportatori e lo fa per la sicurezza di tutti. Infatti, trattandosi di tutelare non solo la sicurezza del lavoratore, ma l’incolumità pubblica, la disciplina è particolarmente serrata.

E’ previsto (Reg. CE n. 561/2006) che dopo un periodo di guida di quattro ore e mezza, il conducente osservi un’interruzione di almeno 45 minuti consecutivi, a meno che non inizi un periodo di riposo.
Questa interruzione può essere sostituita da un’interruzione di almeno 15 minuti, seguita da un’interruzione di almeno 30 minuti: le due interruzioni sono intercalate nel periodo di guida di quattro ore e mezza.

Pausa caffè: lavoratori minorenni

I lavoratori minorenni hanno diritto ad una pausa di un’ora ogni 4 ore e mezzo di lavoro. La legge consente, tuttavia, di ridurre la pausa fino a mezz’ora, se i contratti collettivi lo prevedono e a condizione che venga concessa l’autorizzazione da parte della direzione territoriale del lavoro.

La riduzione non opera in caso di lavori rischiosi in ambienti insalubri.

Cause di licenziamento

Dopo questa breve disamina del diritto all’interruzione dell’attività lavorativa, dei tempi generali e delle eccezioni particolarmente rilevanti, è giunto il momento di affrontare un tema delicato.

L’abuso della pausa caffè può portare al licenziamento?

Le interruzioni e le sospensioni lavorative sono previste come un diritto del lavoratore, per tutelarne la salute e l’integrità psico-fisica. Altre volte, come abbiamo visto, sono a tutela dell’incolumità pubblica. Pertanto è giusto e doveroso usufruirne.

La Cassazione di recente, con ordinanza n. 17065/2020 ha respinto il ricorso di una società di trasporti avverso una sentenza che aveva dichiarato illegittimo il licenziamento di un autista accusato, dal datore di lavoro, di aver effettuato soste non autorizzate durante l’attività lavorativa.

Secondo la Cassazione il fatto è risultato “inidoneo, di per sé, a giustificare la sanzione espulsiva sotto il necessario profilo della proporzionalità all’entità della condotta“. Nel caso di specie, inoltre, la Cassazione ha ritenuta adeguata la valutazione operata dai giudici di appello in ordine alla non sussistenza della giusta causa di licenziamento, vista la lievità dell’addebito, ulteriormente evidenziando che “non risultavano provate le gravi conseguenze (quali costi aggiuntivi per pedaggi autostradali extra, ritardo nella produzione e nello smistamento logistico del materiale ritirato presso la clientela, aggravio economico di ore di straordinario pagate al personale del magazzino) di quelle soste indicate nella lettera di licenziamento, soste giustificate dal lavoratore con l’esigenza di andare a prendere un caffè“.

Come in ogni cosa, tuttavia, non si può abusare della pausa caffè. Il lavoratore infatti rischia di andare incontro ad una giusta causa di licenziamento nel caso in cui, con comportamenti sistematici, allunghi o tenti di allungare fraudolentemente la pausa caffè per sottrarsi ai doveri e gli obblighi del proprio ufficio o impiego o faccia più pause di quante necessarie.

Avvocato Giuseppe Arpino da agalegale.it

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